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La salute nasce a tavola.
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La passione di Federico II per la cucina

Il celebre nipote del Barbarossa, Federico II è stato non solo imperatore sulle terre di Puglia ma anche suddito della cucina di questa terra.

Chiamato anche con l’appellativo Puer Apuliae, giovanotto di Puglia, rimase orfano già da piccolo e la sua supervisione fu data ad un papa, Innocenzo III, che si occupò di lui fino alla sua indipendenza. Uomo di grande ingegno, considerato da molti un grande religioso (e da molti altri quasi un eretico) non ha mai nascosto la sua ammirazione per l’Oriente. Ne era affascinato, tanto che sotto il suo impero maturò l’influenza araba in uno stretto connubio culturale tra i due popoli.

La grandezza di questo uomo è stata tale da essere citato dal padre della nostra lingua italiana, Durante Alighieri, meglio noto come Dante, o il Poeta nel X canto dell’Inferno del suo capolavoro (nonché la più grande opera letteraria di tutti i tempi) la Divina Commedia.Federico II in una miniatura

Sotto il suo regno molte furono le opere atte ad acculturare il popolo. Fondò l’Università di Napoli e si pose come il Mecenate del suo tempo.

Amante della Puglia e del Sud rimase estasiato dai sapori di questa terra, tanto che, oltre a dichiarare che se il Signore avesse conosciuto la piana di Puglia sarebbe rimasto a vivere nelle sue terre, “firmò” molte delle ricette nostrane. Una specie di marchio dop dell’epoca!

Dalla sua passione per il cibo nacque uno dei più importanti libri sulla culinaria del Medioevo: il Liber De coquina.

Che la cucina italiana (e quella Pugliese) siano patrimonio dell’umanità non c’è dubbio, ma adesso abbiamo le prove di una tradizione millenaria che unisce i sapori della nostra terra ai palati anche dei grandi uomini, al punto da lasciarli esterefatti e conquistarne i conquistatori.